Correre con il raffreddore? Provate il “test del collo”

DiGiorgio

Correre con il raffreddore? Provate il “test del collo”

Correre con il raffreddore peggiora la situazione? Provate il “test del collo”

Molti non vogliono rinunciare ad allenarsi anche se affetti da (lievi) malanni di stagione. Che cos’è il “test del collo” e come non nuocere a se stessi e agli altri.

Quante volte capita di essere un po’ raffreddati, di avere mal di gola, ma di andare ugualmente a correre? In questo periodo invernale, costellato dai vari malanni di stagione, la scelta si pone di sovente. Come regolarsi con gli allenamenti quando non si sta proprio male ma neppure del tutto bene? Allenarsi fa peggio o fa meglio?

Il “test del collo”

La risposta univoca non c’è, ma ci sono alcuni parametri da valutare per prendere la decisione corretta. Nella valutazione può aiutare il “test del collo“. I medici anglosassoni chiamano così l’indicazione che fornisce semaforo verde o rosso per lo sport: se i sintomi sono al disopra del collo (come congestione nasale, lieve mal di gola o mal di testa) ci si può allenare; quando coinvolgono tutto il resto del corpo (come nausea, diarrea, febbre, mal di stomaco, dolori muscolari diffusi, senso di stanchezza) è meglio evitare. Se ci si sente in forma, senza altri sintomi al di là di quelli respiratori lievi, un po’ di corsa si può fare. Tuttavia è sempre opportuno ridurre l’intensità e la durata dell’allenamento.

Quando fermarsi

È bene conoscere e monitorare l’evoluzione del proprio stato di salute: quante volte i sintomi più lievi si sono trasformati in qualcosa di più serio? Ciascuno ricorda i propri punti deboli e può, in qualche misura, prevedere quando un naso che cola è destinato a diventare influenza. Vietato strafare, quindi, per non peggiorare la situazione, e riposo assoluto, invece, in presenza di febbre, dolori articolari, diarrea, mal di stomaco, vomito, sensazione di ossa rotte e male ai muscoli.

Quando lo sport può far male

In alcuni casi, infatti, l’attività fisica può far male e c’è una precisa ragione per questo: dopo un allenamento o una corsa ad alta intensità, per un certo periodo il sistema immunitario è “fiaccato” e questo può favorire un peggioramento delle infezioni in corso e dei sintomi. Basta ricordarsi la vicenda del primo paziente italiano covid-19, che era un maratoneta, colpito dal coronavirus in modo pesante all’indomani di una gara. Esiste un fenomeno chiamato “open window” per cui dopo un esercizio molto intenso c’è una maggior suscettibilità a tutte le infezioni, una finestra di tempo che dura in genere un paio di giorni. Allenamento intenso significa indebolimento e stanchezza, e un potenziale aumento di rischio di complicazioni quando si sia già bersaglio di infezioni.

Articolo, correre con il raffreddore

Non contagiare

Riassumendo, se uno se la sente può tranquillamente correre e il beneficio potrebbe anche essere psicologico: per alcuni reagire muovendosi è garanzia di non abbattersi al primo raffreddore. I ritmi, però, dovranno essere più blandi del solito fintanto che non si sia perfettamente ristabiliti. E anche allora, sarà opportuno tornare lentamente al consueto allenamento, aumentando poco a poco la durata e l’intensità della corsa.
Ultima avvertenza, ma in realtà priorità assoluta, è il rispetto per gli altri: le corse di cui si è detto vanno fatte da soli, preferibilmente all’aperto, per evitare di contagiare gli altri.

Articolo tratto da Corriere della Sera, autrice Silvia Turin

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